Piccole grandi storie d’italofone
Maria-Lucrezia Schiavarelli

Maria-Lucrezia Schiavarelli

Ideatrice del progetto “Pastamadre”, organizza workshop dove insegna il piacere e la gioia di quelle pratiche, un tempo quotidiane, legate al fare la pasta fresca e il pane con il lievito madre.

Parlaci di te:
Quanti anni hai? La tua età ha influito sul tuo trasferimento?
Ho 41 anni e mi sono trasferita a Berlino 10 anni fa, il 1 Giugno 2011. Arrivavo da Bologna, dove ho vissuto 20 anni, dopo aver lavorato come artista per almeno un decennio nel campo dell’arte contemporanea.

Qual è la tua situazione familiare? Cosa ti ha spinto a trasferirti a Berlino o all’estero?
Ho inizialmente scelto di trasferirmi per tre mesi, da sola, seguendo il profondo bisogno di cambiare la mia vita e cominciare una nuova avventura. Non avevo alcun piano preciso, sentivo il malessere di una vita che volevo cambiare e il mio intuito mi incitava a prendere coraggio e muovermi in un luogo sconosciuto. Avevo affittato direttamente dall’Italia un appartamento a Berlino fino all 31 Agosto senza avere altre prospettive concrete all’infuori di vedere cosa sarebbe accaduto in quel lasso di tempo: è accaduto che mi sono innamorata di questa città e “sorpresa dopo sorpresa” sono felicemente rimasta qui da allora.

Quali difficoltà hai affrontato e quali aiuti hai ricevuto durante il trasferimento?
Già dai primi tempi ho capito che il primo passo per sentirmi davvero “zu Hause” e integrata era quello di superare l’ostacolo della lingua e imparare il tedesco. Vedevo tanti vivere da anni solo grazie all’aiuto dell’inglese, ma il pensiero di chiudermi in una comunità italo/anglofona completamente disconessa dalla realtà tedesca mi faceva sentire particolarmente a disagio.
Forse per questa reazione iniziale ho vissuto i primi tempi concentrandomi soprattutto sullo studio della lingua e ho approfittato del programma di insegnamento del tedesco per i cittadini della comunità Europea chiamato “Integrationskurs” finanziato dalla Germania (circa 6 mesi intensivi, 5 ore di lezioni quotidiane per arrivare dal livello A1 al B1).
Il caso ha poi voluto che fossi la milionesima iscritta in Germania in 6 anni dall’avvio del programma. Per questo ho ricevuto un invito dal Bundesamt für Immigration, Flüchtlinge und Integration e sono andata a raccontare la mia storia a Norimberga durante un congresso sull’integrazione europea.
Non ho ricevuto altri aiuti economici o sconti particolari, ma questa coincidenza piuttosto eccezionale è stata un’incredibile motivazione per superare le tante frustrazioni nell’apprendimento di una lingua così difficile!

Quale aspetto di te hai perso, acquisito o modificato che ti hanno aiutato nella tua attuale situazione? Cosa ti manca del tuo paese d’origine?
A causa di questa determinazione ad acquisire autonomia nella comprensione e nell’espressione del tedesco, ho cercato, almeno all’inizio, di evitare il più possibile gli italiani. Sentivo in qualche maniera che era anche un modo per allontanarmi dalle mie origini e dalla mia “comfort zone”, e allo stesso tempo intuivo che fosse un processo necessario di “ripulitura e potatura” del suprefluo perchè qualcosa di nuovo, sano e forte potesse finalmente sbocciare. È cominciato così un lungo periodo di comprensione e riflessione profonda sulle due culture, quella italiana e quella tedesca, allo stesso tempo così vicine e così lontane. Sin da allora è diventato un continuo lavoro (ancora in corso), interiore ed esteriore, di riscoperta e consapevolezza di tutti quegli aspetti, per primo l’essere donna, poi italiana, nata nel Sud (in Puglia) e cresciuta al Nord Italia, che voglio positivamente integrare e valorizzare nella mia vita, e di tutti quelli, conservativi e limitanti, derivati da una cultura patriarcale italo/tedesca ormai obsoleta e pesante che voglio lasciare andare.   

Ti andrebbe di dare dei consigli a chi deciderà di trasferirsi?
Dunque, per chiunque avesse voglia di buttarsi nell’avventura di un trasferimento all’estero, e in particolare qui a Berlino, posso solo consigliare quello che ho imparato dalla mia esperienza e ha funzionato per me: le difficoltà sono tante, la burocrazia sembra a volte insormontabile, la lingua faticosissima da imparare, i tedeschi generalemente chiusi e impegantivi da “avvicinare”… Ma se trasformate quello che sembra inizialmente un problema insormontabile in una nuova sfida da superare, la vostra avventura vi regalerà forza, fiducia in voi stessi, possibilità inaspettate e sorprese continue!


Adesso parliamo di lavoro:
Di cosa ti occupi attualmente? Com’è nata la passione o l’idea per il tuo lavoro/attività?
Senza questo lavoro, interiore e socio/culturale, di cui parlavo poc’anzi, non sarei probabilmente mai tornata alla mia infanzia e alla volontà di valorizzare e condividere quei gesti e abitudini familiari e rassicuranti imparati giocosamente da bambina in cucina, prima con mia nonna e poi da mia madre. Seguendo dunque il piacere e la gioia di insegnare a chi fosse interessato a quelle pratiche, un tempo quotidiane, legate al fare la pasta fresca e il pane con il lievito madre, ho cominciato a organizzare dei workshop e ho fondato il mio progetto di food education dal nome Pastamadre.

Com’è nata la passione o l’idea per il tuo lavoro/attività? Come gestisci l’equilibrio tra vita privata e lavorativa?
Era la fine del 2014, avevo lavorato per circa un anno a una mia mostra personale esposta prima a Berlino e poi in Italia, una grande installazione dal titolo “Nutrice” realizzata con dei cereali. Ero esausta di lavorare in un campo, quello dell’arte contemporanea, che ormai da troppo tempo non mi offriva più alcun sostentamento economico e sentivo che era ora di lasciare andare anche quello e trovare davvero nuovo nutrimento. Mi mancava il contatto con la gente, le grandi e rumorose tavolate domenicali con la mia famiglia, le tante ore passate insieme in cucina con la famiglia e i miei amici più cari a preparare con gioia e allegria pranzi genuini, fatti in casa, pieni di gusto e attenzione. Così, invece di mollare tutto e tornare in Italia, un luogo a me ancora tanto caro ma che ormai sento lontano, ho ricreato qui l’Italia che più amo e che anche i tedeschi apprezzano tanto: l’Italia del cibo buono, del nutrimento sano, della convivialità e ospitalità, l’Italia che sa aprire e scaldare anche i cuori più induriti e sa “intavolare” con semplicità e genuinità momenti di profonda condivisione ed emozione!
Non avrei mai immaginato che questo sarebbe diventato la “ricetta segreta” per integrare al meglio il mio essere italiana e l’esperienza che arrivava dalla mia vita privata con una possibilità di lavoro, ma ancora una volta la realtà mi ha stupito e un’idea visionaria si è trasformata in un business di successo.  Quando si procede senza una ricetta fissa e si rimane aperti e flessibili a quello che continuamente cambia dentro e fuori, gli errori diventano momenti preziosi per imparare qualcosa di nuovo e gli ostacoli si trasformano in nuove possibilità di crescita. 
Non avendo una famiglia mia qui a Berlino, essendo single e avendo solo la responsabilità di me stessa, ho ora il piacere di poter prendermi cura di una “famiglia allargata” di persone che mi seguono durante i miei corsi. Una piccola comunità che mi fa sentire a casa e mi riempie il cuore con continui gesti e parole di affetto.

Ogni tentativo di raggiungere la perfezione porta a un inevitabile fallimento e frustrazione. Piuttosto che essere perfetta, scelgo di essere autentica e integra, o, come meravigliosamente descrive l’aggettivo tedesco, di essere “vollkommen”: a tutto tondo, completa, totale, perfetta (senza perfezione).

Vorresti condividere con noi un consiglio che ti è stato offerto, e ti ha aiutato a migliorare, nella tua vita lavorativa?
Con voi vorrei condividere, più che un consiglio, un esempio per me importante nel trovare il coraggio e la risolutezza necessaria per trasformare una visione in una realtà concreta. E questo è stato l’esempio di autonomia, determinazione e audacia offertomi da tante donne tedesche, culturalmente e storicamente già più emancipate rispetto ai modelli più ricorrenti nella cultura italiana, dove le donne vengono continuamente umiliate, avvilite e dequalificate dal potere e dalla dominanza maschile. 

Quale consiglio daresti a una persona che vuole intraprendere un lavoro o una carriera come la tua?
Non c’è purtroppo una ricetta che possa essere ugualmente di successo per tutti: abbiamo palati eterogenei, abitudini diverse, personalità uniche e condizionamenti culturali che appartengono ai nostri percorsi personali. Continuate a far buon uso dei consigli e dell’esperienza altrui, ma anche se gli ingredienti iniziali possono essere gli stessi, ricordate di non seguire ciecamente le indicazioni e le regole date. Come suggerisce una bellissima espressione tedesca, che in italiano sarebbe più o meno tradotta con “cucinare a occhio”, fidatevi del vostro intuito, del vostro corpo, delle vostre sensazioni, seguite ciò che vi entusiasma e continuate a sperimentare e creare la vostra vita e la vostra carriera “nicht nach Rezept sondern nach Gefühl“!

Editor, scrittrice, traduttrice per lavoro e per passione, aspirante guida turistica professionale, curiosa come un gatto, amo condividere le piccole e grandi bellezze scoperte a Berlino, dove abito da anni.